PROFILO OPERE

Fiabe, miti e leggende a Milano: melologhi di compositori contemporanei per voce recitante e ensemble strumentale.  

Opere eseguite allo Spazio Oberdan, martedì 9 luglio 2002, ore 21.

Di diamante era il lago unisce storia e leggenda. La prima narra di Moreno, un bambino che viveva nei dintorni del lago di Piano, piccolo lago situato a metà strada circa tra Menaggio e Porlezza. Alla storia di Moreno ho voluto unire una struggente leggenda, ambientata sulle Dolomiti: quella di Enrosadìra (personaggio cui ho anche dedicato una mia opera di teatro musicale). Infine, nella terza e ultima parte del lavoro, tutto si fa canto, eseguito da una voce bianca. Nel corso del melologo ricorrono temi di diverse melodie popolari lombarde, oltre che del valzer Fruehlingsstimme (Voci di primavera) di J. Strauss junior: Sull'elemento popolare si fonda il tessuto connettivo di tutto il lavoro. (Irlando Danieli)
Quella de L'arciere cieco è una storia crudele e inquietante, come lo sono molte vicende di quel periodo che non a caso è stato definito "Medio Evo". Nel commento musicale si amplificano e arricchiscono le intenzionalità significative del testo. Formalmente è riconoscibile una chiara tripartizione:una parte centrale (che si rifà al banchetto), più mossa e articolata, viene incorniciata da due episodi che presentano evidenti analogie. Del tutto antiretorica è la chiusa, per nulla enfatica, nel piano, in linea con la tragicità della vicenda. (Fulvio Delli Pizzi)
La fin del mondo. Il testo di Bonvesin è un volgare di comprensione spero non troppo difficile all'ascolto (del resto, anche la cosiddetta musica contemporanea è ahinoi spesso di ascolto piuttosto impegnativo: "pari siamo"). Ciò che mi ha colpito è il carattere visionario; il sottotitolo, stranamente in latino, recita "De quindecim miraculis que debent apparere ante diem iudicij":e il racconto di questi quindici segni - solo in parte riconducibili a quelli descritti nell'Apocalisse di Giovanni - scandisce inesorabilmente, ma con qualche sapiente sospensione, il climax drammatico del testo stesso. Spero di essere riuscito a rendere anche musicalmente questo incremento emotivo. (Dario Maggi)
Mari. Cercando una fonte letteraria per comporre un melologo il cui testo fosse legato alla città di Milano, mi sono imbattuto in una breve e affascinante pagina della scrittrice Simonetta Nuvolari Duodo Valenziano che mi ha immediatamente convinto. Questo racconto riesce infatti ad ambientare una delicata e misteriosa storia in luoghi a tutti noi familiari, e per nulla fiabeschi, quali i "casermoni" di Quarto Oggiaro, il cimitero di Musocco o Viale Certosa: e questo mi è subito piaciuto moltissimo. Sono voluto entrare "in punta di piedi" nella lettura del racconto, avvolgendolo e intercalandolo con frammenti musicali presi per lo più dal mio brano intitolato Mari, frammenti che mi sembravano particolarmente adatti al clima del racconto stesso e che ho variato e adattato ricercando soprattutto una sorta di ritmo nell'alternanza o nella sovrapposizione di parole e musica. (Alessandro Solbiati)


 

 
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