|
PROFILO COMPOSITORI, AUTORI |
|
|
Irlando Danieli è autore di numerose opere, che hanno avuto riconoscimenti
in importanti istituzioni, tra cui i concorsi Gaudeamus,
Prix de Monaco, Guido d'Arezzo, Premio Stockhausen e le
rassegne Musica, macchine... magia (Milano, 1987),
Festival Internazionale di Musica elettronica (Milano,
1990-91), Akyoshidai International Contemporary Music Seminar
(Hiroshima, 1991), L'Europa dei compositori (Milano,
1995,'96,'99), Specchio d'Europa (2001-2002).
Tra i suoi lavori più recentemente eseguiti: Laudes
Mariae ? Mystère (1994), per voce recitante, 5
solisti, 5 cori e organo; Cantico dei cantici ? Opera di
musica, teatro, danza (1995), sul testo biblico nella
traduzione di G. Ceronetti; Around Scorpio ? Viaggio sulla
costellazione dello Scorpione (1996), per musicisti e
danzatori; Splendor ? Canto dell'Aurora (1997), per
baritono, coro e orchestra; La Nomina del Pievano (1998),
musiche di scena per il dramma storico di G. A. Quadri; Eco
e Narciso ? Favola in musica (1999); Il Tempo di Bethleem
? una sacra rappresentazione nel sec. XXI (2000), per
bambini recitanti, attori e solisti-attori;soli, 8 cori e
organo.
Tra le altre prime esecuzioni e riprese recenti: Robot
lunaire e Canto notturno di un Astrofisico, per due pianoforti
(Milano, Teatro Litta, 1999); Incantesimo dell'Orsa Maggiore,
per soprano, clavicembalo e orchestra d'archi (Milano, 2000);
La Follia, per voce femminile, pianoforte e quartetto
d'archi (Milano, Sala Verdi, 2000); Richiami notturni dal
castello di Utopia [Nocturnal calls from Utopia castle],
per quintetto di fiati (Brescia, Teatro Sancarlino, 2002);
Sole di Magna Grecia, per tenore, voce rec., pianoforte
e due percussionisti (Milano, Umanitaria, 2002); Compagna
anche la Morte, per soprano e ensemble (Milano, 2002);
Di diamante era il lago, per voce bianca, voce recitante
e ensemble (Milano, Spazio Oberdan, 2002). La Grande Opera
? Quadri da "L'Alchimista" di Paulo Coelho,
per attrice e 57 strumenti a percussione (Commissione de "I
Percussionisti della Scala"), è in programmazione
a Ravenna Festival e al Festival Latino Americano.
Alcune sue opere (tra cui la trilogia Ghiolmo l'Olmo o
la giornata di un albero, Enrosadira, I Re delle Stelle)
sono state scritte espressamente per interpreti bambini e
ragazzi e rappresentate presso scuole e istituzioni musicali.
Suoi pezzi sono incisi su CD e VHF (anche monografici) Eco,
Suono, Edi Pan, Sarx Records, Antes Concerto, Limen classic
e contemporary., PimEdit Onlus. Suoi editori sono Sonzogno,
Ricordi, Suvini Zerboni, Edi Pan, Rugginenti, Antes, Amici
della Musica di Arezzo, Carrara e altri.
Sehnsucht der Mignon (Nostalgia di Mignon) per soprano e pianoforte
(testo: frammento, tradotto dall'autore, dal "Lied der Mignon" di J. W. Goethe)
opera eseguita a Milano alla Palazzina Liberty il 16 novembre 1995
Lo struggente testo (obbligato), consegnatomi da Davide Anzaghi con la proposta di scrivere un pezzo per la presente prestigiosa rassegna concertistica, ha sùbito mosso sopite memorie e nostalgie; mi ha sospinto verso la suggestione del Lied, con l'ovvio quesito (e l'insoluta risposta) di come sia possibile affrontare questa forma oggi, quando può essere rimasta l'inquietudine filosofica dell'approccio al testo, ma sono scomparse le certezze che la grammatica musicale offriva agli autori classici, romantici, tardoromantici, e financo espressionisti.
Sono uscito da una "via tracciata", cercando tuttavia un linguaggio che conservasse i brandelli e le ceneri baluginanti dell'aurea atmosfera liederistica. E per liberarmi da ulteriori "costrizioni" linguistiche, ho scelto due brevi passi dal Lied der Mignon di Goethe, in una mia traduzione:
Al giusto tempo
il corso del sole
scaccia la notte tenebrosa.
L'aspra rupe apre il suo seno:
non nasconde alla terra
le profonde segrete sorgenti.
Laggiù, laggiù
con te vorrei andare,
o mio amato.
Forse, soprattutto questo fatto - l'avere controcorrente (ma non controvoglia) usato versi in lingua non originale - ha reso il linguaggio più libero, ma anche più intimamente connesso allo spirito di un testo che alla fine mi sembrava quasi nuovo.Ma a dopo l'esecuzione, eventuali nuovi conversari, anche se maggiormente vorrei che lo spettatore desiderasse più un nuovo ascolto che una più o meno accademica discussione. (Irlando Danieli)
Veris Carmen (1996) su testo di Virgilio per
coro a 4 voci miste - opera eseguita a Milano alla Palazzina
Liberty il 17 ottobre 1996
È vero che dal Veris Carmen si leva un
respiro religioso, ma si tratta di una religiosità
panica, quale una volta provava luomo alla visione
della prima età della vita, al nascere del mondo
(dalla prefazione in partitura dellautore). I dodici
esametri scelti dal secondo libro delle Georgiche di Virgilio
sono rivestiti da Danieli da una scrittura fortemente evocativa,
alla quale contribuiscono landamento omoritmico delle
parti e la predilezione per una vocalità che si muove
in ambiti ristretti e per intervalli minimi. Robot lunaire e Canto
notturno di un astrofisico, (1999), per due pianoforti
- opera eseguita al teatro Litta il 31 maggio 1999
I
II Canto notturno di un astrofisico
III
Una pulsazione continua ma dinamicamente irregolare; una pulsazione
interrotta da silenzi, o da risonanze risultanti dal fluire
sonoro: sono questi i due atteggiamenti più appariscenti
e apparentemente in contrasto che caratterizzano la prima
e la terza parte di Robot lunaire e Canto
notturno di un astrofisico. Dunque, accanto a Robot,
sinonimo di automaticità, l'aggettivo lunaire
è da intendersi come elemento di contrapposizione:
quasi un dualismo tra il battito di un meccanismo ostinato
e la libera fantasia del mondo lunare, così com'è
stato inteso ab antiquo e innumerevoli volte in pagine di
grande letteratura, da Luciano di Samosata, al barone di Münchhausen,
a Calvino. Al centro del pezzo sta il Canto notturno
di un astrofisico che ho scritto immaginando che un
astrofisico, immerso nella suggestione di una notte stellata
(gli astrofisici sono gli ultimi poeti), iniziasse
un canto sommesso, appena accennato, tra i grandi silenzi
e le sonorità dello spazio: un canto che scompare nel
fluire della composizione, per poi riaffiorare in frammenti
disuguali. All'inizio del Canto, ho posto una
breve didascalia, che potrebbe essere stata scritta da un
grande astrofisico, per esempio Leonardo da Vinci, intorno
al 1512: Venuta adunque la nocte intra la specola e la stellata
volta quietamente io principiai a murmurare un canto... Troppe
cose? Forse. Ma tutto questo passava nella mia mente e mi
guidava mentre scrivevo Robot lunaire (era il
1981). Non solo: attratto da una evidente assonanza nel titolo,
non avevo mancato di ammiccare, fuggevolmente e sottilmente,
a una delle più importanti composizioni del secolo,
il Pierrot lunaire di Arnold Schönberg. (Irlando
Danieli)
|
|