PROFILO OPERE

Sulle ali del canto: dall'Ottocento al presente  

Opere eseguite allo Spazio Oberdan, martedì 25 giugno 2002, ore 21

Giuseppe Verdi scrive i suoi tre pezzi Il tramonto, Ad una stella e Brindisi su versi di Andrea Maffei (1798-1885), importante figura nella cultura milanese del XIX secolo, discepolo di Vincenzo Monti, ricordato principalmente per il suo salotto letterario, frequentato tra gli altri da Alessandro Manzoni e Tommaso Grossi, e autore delle prime traduzioni italiane di opere di Goethe, Schiller, Heine, Milton, Shakespeare e altri.
Arrigo Boito e Franco Faccio (1840-1891) sono, con Emilio Praga (1839-1875), tra i principali esponenti della "Scapigliatura milanese".
Il singolare brano di Boito, il quale è anche autore del testo, fu dedicato alla signora Paola Righetti Boselli e scritto precisamente il 26 gennaio 1865. Rimasto inedito, fu poi pubblicato nel 1924 da una casa editrice milanese che si occupava di letteratura e non di musica, la "Bottega di Poesia", in una edizione di lusso, a tiratura limitata, con riproduzione in fac-simile dell'autografo.
Franco Faccio, che fu anche un importante direttore d'orchestra, pubblica la raccolta di cinque romanze tra cui Dolor di madre, presso la Casa Editrice Lucca. Fondata nel 1825 e importantissima per l'impegno che la caratterizzò nel diffondere le opere liriche di compositori contemporanei non italiani, tra cui Wagner, fu costretta dalla concorrenza spietata di Ricordi ad accettare la fusione con la Ricordi stessa nel 1888.
Giulio Ricordi, ricordato oggi solo come editore, fu in realtà un personaggio poliedrico per interessi e attività svolte. Si dedicò con successo alla composizione; inoltre, coltivò interessi musicologici: è autore della raccolta Canti popolari lombardi che pubblicò nel 1880 e di cui fa parte Ti te set in lett.
Francesco Paolo Tosti, che compone L'ultimo bacio su testo dello "scapigliato" Emilio Praga, Gellio Benvenuto Coronaro, vicentino che opera a Milano, e Arturo Buzzi-Peccia, milanese poi trasferitosi a New York, fanno parte della nutrita schiera di compositori di melodie da salotto che tanto caratterizzarono la cultura musicale italiana del tardo '800 e degli inizi del '900. Sovente queste melodie venivano scritte pensando alla vocalità peculiare d'importanti cantanti; inoltre, questi stessi compositori erano spesso insegnanti di canto. Così, il raro spartito di Coronaro faceva parte della collezione personale di Graciela Pareto, soprano spagnolo di inizio '900, e, dei brani di Buzzi-Peccia, i due in lingua inglese sono su testo di Dorothy Caruso, moglie del tenore Enrico Caruso, e quelli in francese sono dedicati ad Alma Gluck, sua allieva, nota cantante da concerto del secondo decennio del '900.
Giulia Recli fu allieva di Victor De Sabata e Ildebrando Pizzetti. Sue composizioni furono eseguite al Teatro alla Scala e al Metropolitan. Scrisse circa duecento liriche da camera, privilegiando nella scelta dei testi anche autori poco utilizzati in Italia, come ad esempio Goethe, che traduceva personalmente. Ildebrando Pizzetti e Giorgio Federico Ghedini entrano a far parte di diritto della cultura musicale milanese in quanto entrambi direttori del Conservatorio di Milano, il primo dal 1924 al 1936, l'altro dal 1951 alo 1962 dopo avervi precedentemente insegnato per un decennio dal 1941 al 1951. Entrambi lasciano una notevole produzione di liriche per voce e pianoforte su testi letterari italiani dei secoli XIV e XV, inserendosi in quella corrente di pensiero, non priva di precise connotazioni politiche, che negli anni '30 del secolo scorso si impegnò a valorizzare il repertorio non solo letterario, ma anche musicale italiano del Rinascimento, sovente in modo superficiale, con rielaborazioni o trascrizioni che ancora non prevedevano i criteri scientifici delle nascenti scienze filologiche, ma a cui va l'indubbio merito di aver riportato alla memoria musicale repertori che forse si sarebbero persi per sempre.
Davide Anzaghi: Onirama ("ciò che si vede e dunque s'ode, in sogno") è un episodio dell'opera Il Luogo della Mente, alla quale l'autore lavorò alla fine degli anni settanta. Provvisto di sufficiente e molteplice autonomia (l'accompagnamento pianistico non è trascrizione dall'orchestra; i versi non hanno funzione drammatica), Onirama testimonia con bastevole chiarezza un orientamento teso ad estrarre un'aura diatonica da procedure compositive formalizzate. Il pezzo si colloca in una prospettiva di commiato dalle avanguardie e di fervida individuazione d'altre possibilità. Nel 1981 Onirama fu eseguito per la prima volta all'Auditorium Ravel di Lione dal soprano Liliana Poli e dal pianista Bruno Canino.

(Margherita Tomasi)


 

 
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