PROFILO OPERE

Il ragtime dalle origini alle influenze sui compositori europei
 

Plazzina Liberty, Milano; 27 ottobre 1994

Il ragtime dalle origini alle influenze sui compositori europei

Che differenza fra la "gentile" concessione dei saloons degli anni ottocentosettanta e ottocentottanta ("Non sparate sul pianista") ai propri entertainers - impegnati su strumenti verticali non sempre al meglio dell'accordatura - e la seguente canzone di Robert e Jefferson, di gran moda nell'anno 1900: Ho un gatto ragtime e un cane ragtime/ un piano ragtime nella mia casa ragtime/ vesto abiti ragtime, dal cappello alle scarpe/ il mio giornale è il Corriere del ragtime/ ho abitudini ragtime e parlo in modo ragtime/ dormo in ragtime e il mio giorno è ragtime/ ho problemi ragtime con mia moglie ragtime/ sto insomma vivendo una vita ragtime.

Dalla tolleranza alla celebrità: in meno di trent'anni il ragtime ha vinto la propria sfida con la società statunitense. O forse è proprio la società statunitense ad aver vinto la propria sfida, ad aver scoperto se stessa con l'identificazione di una cultura autonoma di cui la musica è parte integrante. Per quanto pervaso dai contrasti, o comunque anche per questo, il ragtime le appartiene di diritto. E il suo oscillare fra tristezza e gaiezza, fra fisicità e astrattezza, fra una limpida, ottocentesca eleganza e un vigore esplosivo, fra complessità strutturale e semplicità fruitiva, fra rosso e nero, suoi colori dominanti sul piano della rappresentazione cromatica, ne fa un simbolo perfetto del processo di mediazione e sintesi di matrice europea e matrice africana che ha determinato la genesi della civiltà nordamericana. Ragtime: tempo strappato, cioè sincopato, a indicare lo sfasamento ritmico fra la mano destra e la sinistra, un impulso cui poi si darà il nome di swing. Politematismo: tre o quattro temi in successione, secondo lo schema della marcia. Eredità coreutiche europee (tango, valzer, polka) e afro-americane (cake-walk, buck-and-wing). Con Scott Joplin, incontestato "re" di quegli anni, il ragtime, musica interamente scritta, tocca i suoi vertici artistici e comunicativi.

Con la morte di Joplin - la cui opera fu oggetto di innumerevoli tentativi di replica da parte della giovane e già forte editoria musicale - avvenuta nel 1917, il ragtime, che visse il suo apogeo tra gli "allegri anni novanta" e l'inizio della seconda guerra mondiale, declinò lasciando spazio al jazz. Si deve ad una appassionata musicofila attiva cinquant'anni dopo, Vera Brodsky Lawrence, l'averne promosso il rilancio a livello internazionale. Con la riedizione dell'opera omnia di Scott Joplin, la signora Lawrence ha dato forse inconsapevolmente il via a un fenomeno di revival che all'inizio degli anni Settanta, con una vivace mobilitazione mass-mediologica, ha generato effetti sorprendenti di divulgazione, commercializzazione, discussione filologico-interpretativa.

In quest'ultimo ambito una parola particolare va spesa per la scuola europea, e dunque anche e soprattutto italiana. E l'eco del ragtime, raccolta da Claude Debussy, Igor Strawinsky, Eric Satie e Paul Hindemith (fra gli altri) ci viene rivelata nel nuovo rispetto per lo svolgimento fra il poliritmico e il macchinistico, il sognante e il demenziale che questi protagonisti della musica del nostro tempo gli hanno riservato. (Luca Cerchiari)

 

 

 
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