PROFILO OPERE

Il Novecento trascrive la tradizione


 

Palazzina Liberty, 23 novembre 1995

La trascrizione di musiche per un gruppo strumentale diverso da quello originario era fino ai primi decenni del nostro secolo una delle cose ovvie nella vita musicale di tutti i giorni. Era in uso in primo luogo la riduzione: si suonava un pezzo con lo strumentario esistente, in particolare nelle case private, dove le partiture più grandi venivano eseguite da un ensemble messo insieme al momento, e spesso soltanto da uno o due esecutori al pianoforte. Soltanto dopo che la radio, il disco e il magnetofono hanno reso possibile far sentire ogni genere di musica (anche se solo in surrogato) in qualunque momento, tali rielaborazioni sono divenute sempre meno usuali.
Davanti a questo sfondo, come altra conseguenza dello sviluppo, la tecnica della trascrizione acquista, a sua volta, interesse storico. Quello che un   tempo era pensato per una determinata occasione, spesso come soluzione d'emergenza, è per noi oggi sia un documento d'epoca sia un pezzo musicale a sé di valore autonomo, specialmente se l'adattatore è un grande musicista. Infatti ogni trascrizione ben fatta è allo stesso tempo analisi, appropriazione personale e interpretazione del testo originale.
Nell'anno 1918 Arnold Schönberg fondò a Vienna la "Società per le esecuzioni musicali private" ("Verein für musikalische Privataufführungen") . La sua intenzione era presentare ai soci ogni settimana "opere musicali del periodo da   Mahler a oggi, eventualmente anche la stessa opera più di una volta, se si tratta di un pezzo difficile". Venivano applicate misure severe per garantire il fine, la chiarezza e la più ampia intelligibilità della composizione.
Per intuibili ragioni finanziarie non era ovviamente possibile ingaggiare un'orchestra per l'esecuzione di lavori sinfonici. Si era soliti piuttosto eseguire queste partiture o con più pianoforti o in trascrizioni per ensemble cameristici, in genere costituiti da flauto, clarinetto, pianoforte, armonium e quartetto d'archi. Così si faceva di necessità virtù: "Infatti in questo modo è possibile poter udire e giudicare opere orchestrali moderne, spoglie di tutti gli effetti sonori che soltanto l'orchestra produce e di tutti i mezzi ausiliari sensitivi. In tal maniera si confuta il rimprovero comune che questa musica deve il suo effetto soltanto alla sua strumentazione più o meno ricca e appariscente, e che non possiede tutte le qualità che finora erano decisive per una buona musica: melodie, ricchezza di armonia, polifonia, perfezione di forma, architettura, ecc." (Alban Berg).
Una serie di queste trascrizioni costituisce il programma del concerto. Quella relativa al Prélude à l'après midi d'un faune di Claude Debussy merita però qualche ulteriore annotazione. Infatti il manoscritto si trova nell'archivio della società, tra le opere postume di Schönberg, ma non si sa con sicurezza da chi sia stato elaborato. Secondo Josef Rufer, Rudolf Stephan e Hans Heinz Stuckenschmidt si deve escludere che sia stato Schönberg, anche perché non sarebbe certo rimasta cosa segreta se il maestro stesso avesse trascritto il brano di Debussy. Sicuro è, però, che la trascrizione è stata effettuata sotto il suo controllo e da lui approvata, dato che ne è testimoniata un'esecuzione. Sulla base della grafia si potrebbero considerare rielaboratori diversi membri della società, ma il più probabile sembra sia Hanns Eisler. Anche Berg deve aver partecipato all'esecuzione, poiché alcuni appunti, che riguardano il modo di suonare il pianoforte, sono senza dubbio di sua mano. Comunque sia, questo arrangiamento è uno dei più importanti documenti dell'attività della "Società per le esecuzioni musicali private". (Fabrizio Dorsi)

 

 

 

 
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