PROFILO OPERE

La Sonata in Francia da Fauré ad oggi

 

opere eseguite al Centre Culturel Français a Milano il 22 novembre 1999

I quattro brani di questo concerto si riuniscono per più motivi spontaneamente a coppie, la prima delle quali comprende i due autori collocati alle estremit? (Fauré e Françaix), la seconda i due centrali (Boulez ed Amy). Al di là dell’ovvia considerazione relativa all'organico, e cioè che in apertura e chiusura si hanno pezzi per violino e pianoforte, al centro per pianoforte solo, esistono almeno altri due motivi per compiere questa ideale suddivisione. Il primo di essi è il rapporto di apprendistato, diretto o indiretto. Amy ha infatti studiato con Boulez, Françaix è stato discepolo di Nadia Boulanger, a sua volta allieva di Fauré. Ma esiste anche un secondo motivo, di carattere generazionale e di conseguenza anche linguistico. I compositori nati a partire dalla metà degli anni venti hanno completato la loro formazione dopo la seconda guerra mondiale, quando si tentò di fare tabula rasa del passato, salvando poco più che la sola esperienza weberniana, e di imprimere una svolta radicale ai codici linguistici, laddove invece la generazione immediatamente precedente faceva riferimento a una più ampia pluralità di modelli. Ne deriva che i tredici anni che separano Françaix da Boulez pesino, in termini di scarto linguistico, più di quanto non ci si aspetterebbe, se confrontati con gli undici che intercorrono tra Boulez ed Amy. Fauré, allievo di Saint-Saëns, docente e poi direttore del Conservatorio di Parigi, musicista forse sottovalutato in Italia, è un punto di snodo fondamentale nel passaggio tra i due secoli, sia per la vicinanza agli ambienti poetici simbolisti, sia per l’uso di raffinate concatenazioni armoniche, sia per l’attività di didatta (fu tra l’altro maestro di Ravel). La sua Sonata in la maggiore op. 13, dedicata a Paul Viardot, prevede la classica divisione in quattro tempi. Ad un Allegro Molto, in forma sonata bitematica, fa seguito un Andante, che si apre con la mesta tonalità di re minore e con un caratteristico accompagnamento del pianoforte in ritmo giambico, ma si conclude positivamente in modo maggiore. Il successivo Allegro Vivo è molto chiaramente diviso in tre sezioni: due episodi dal carattere di Scherzo fantastico incorniciano una parte centrale più cantabile. Conclude il tutto uno scatenato Allegro quasi presto: quasi una tarantella. La Prima Sonata per pianoforte di Pierre Boulez è del 1951, e appartiene quindi al periodo aureo della cosiddetta scuola di Darmstadt, quando si pensava, non senza una buona dose di fiduciosa ingenuità di poter rifondare il linguaggio musicale prescindendo da alcuni secoli di storia e ripartendo da una sorta di “anno zero”. Articolata in due soli movimenti, si apre con un Lent, in cui rapidi arabeschi percorrono da un capo all’altro la tastiera fermandosi ora su una nota, ora su un aggregato di suoni. Segue un Assez large - Rapide, che prevede, dopo un inizio di carattere meditativo, un continuum dalla pulsazione quasi costante che progressivamente si arresta. Ma in entrambi i casi l’incessante, rapido trascolorare agogico, sembra voler andare al di là dell’asettica fede strutturalista professata all’epoca dal suo autore. Fra il 1988 e il 1993 Gilbert Amy, compositore e direttore del Conservatorio di Lione, ha scritto tre brani pianistici, riuniti sotto il titolo di Obliques, ma eseguibili anche separatamente. Il primo di essi è dedicato a Carlos Roqué Alsina, il secondo a Jean François Heisser, il terzo è il frutto di una commissione da parte del concorso internazionale Marguerite Long - Jacques Thibaud. L’intento, evidente nel sottotitolo Trois volets (tre ante), è quello di dar vita ad una sorta di polittico, che, al di là delle differenze di carattere, conservi comunque degli elementi comuni: aggregati di suoni ribattuti, tremoli, trilli, altezze che risuonano per simpatia sembrano voler indagare varie possibilità timbriche dello strumento nella loro più schietta sostanza materica. La Sonatina per violino e pianoforte di Jean Françaix è stata scritta nel 1934 e dedicata ad Alfred Cortot e Jacques Thibaud. Si articola in tre tempi: un brillante Vivace, caratterizzato dall’accentazione nervosa e dai rapidi disegni staccati, un Andante una sorta di omoritmico corale aperto dai bicordi del violino solo e poi sostenuto anche dagli accordi del pianoforte, un Thême con cinque Variazioni, la prima delle quali ha le movenze di un valzer, la seconda di un austero ostinato, ma dalla terza in poi assume progressivamente un carattere più virtuosistico e brillante. (Fabrizio Dorsi )


 

 
- Novurgìa - arte e musica colta contemporanea -
Via Domenichino, 12 - 20149 - Milano   tel.  mobile: (0039) 345 0505525   email info@novurgìa.it