PROFILO OPERE |
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Jugendlieder (1904-1908)
Del compositore viennese questo concerto propone un florilegio
di Lieder giovanili - composti fra il 1904 e il 1908. Autore
di Wozzeck e Lulù - due mirabili capolavori del teatro
musicale del Novecento - un secolo che ne vanta pochissimi
- e compositore di opere strumentali rare ma sublimi, Alban
Berg e la sua poetica hanno ingannato molti. Il 5 giugno 1952
il pubblico del Teatro alla Scala decretò per il Wozzeck
- in occasione della prima esecuzione scaligera, diretta dal
leggendario Dimitri Mitropulos - uno sciagurato e clamoroso
insuccesso. Pierre Boulez parlando di Berg (Incidenze attuali
di Berg in Note di Apprendistato, Torino, Einaudi, 1968, pag.
207) scrive che "...il suo romanticismo e, occorre dirlo,
il suo attaccamento alla tradizione."è proprio ciò
che "...noi ammettiamo meno..." e prosegue connotando la musica
del compositore viennese come scaturente da una deplorevole
attitudine ad attardarsi nelle lusinghe del passato. "In realtà
Berg non è che la punta estrema di una linea postwagneriana,
nella quale vengono a fondersi in eguale misura lamabile
- in tutto il senso orripilante della parola - valzer viennese
e lenfasi del verismo italiano." (Op. cit. pag. 208).
E ancora: "Si sente in Berg uno degli amalgami più
eterocliti, dove lesotismo da bazar ha il suo posto
accanto al tango della cantata Il Vino" (Ibidem). Se lopaca
intelligenza musicale del pubblico scaligero presente alla
prima del Wozzeck non ha cessato dessere giustamente
stigmatizzata, le opinioni del cartesiano Boulez andrebbero
additate a ben altro disprezzo se il loro autore non si fosse
riscattato abiurandole. Del compositore viennese Pierre Boulez
è ormai, dal tempo della sua conversione, interprete
ineguagliabile. Chi meglio di Arnold Schönberg, maestro
di Berg a partire dal 1904, potrebbe lumeggiare la fisionomia
stilistica di questi Jugendlieder? Ecco le parole con le quali
ne parla Schönberg : " Quando Alban Berg venne da me
nel 1904 era un giovane molto alto ed estremamente timido.
Ma quando vidi le composizioni che mi mostrava - dei Lieder
in uno stile tra Hugo Wolf e Brahms - riconobbi subito in
lui un autentico talento. Lo accettai quindi come allievo,
sebbene a quel tempo non fosse in grado di pagarmi". In una
lettera dello stesso Schönberg del 1910, indirizzata
a Emil Hertzka (direttore della Universal Edition) e scritta
quando Berg era ancora suo allievo il maestro scrive, ricordando
le impressioni dei primi incontri avvenuti nel 1904: "...sembrava
che la sua fantasia non sapesse creare altro che Lieder, e
in questi persino gli accompagnamenti per pianoforte avevano
qualcosa dello stile vocale. Nel campo strumentale era del
tutto incapace di scrivere una frase o di inventare un tema..."
(Citato da P. Petazzi, Alban Berg, Milano, Feltrinelli, 1970,
pagg. 13 e 17). Prima di accomiatarci da Berg ecco una suggestiva
riflessione di Marcel Beaufils (Le Lied romantique allemand,
Parigi, Gallimard, 1956) secondo il quale fra gli enigmi creativi
dei grandi compositori (Schubert, Schumann, Wolf) la scelta
del microcosmo drammatico rappresentato dal Lied testimonia,
forse, un ripiegamento di fronte alla "impuissance opératique".
Fra coloro che si sottraggono a questa condizione (Berg e
Strauss) lo stesso saggista osserva che i due filoni del Lied
e dellOpera non sono mai esplorati contemporaneamente.
(Davide Anzaghi)
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