PROFILO OPERE

Alban Berg (Vienna 1885, ivi 1935)
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Jugendlieder (1904-1908)
Del compositore viennese questo concerto propone un florilegio di Lieder giovanili - composti fra il 1904 e il 1908. Autore di Wozzeck e Lulù - due mirabili capolavori del teatro musicale del Novecento - un secolo che ne vanta pochissimi - e compositore di opere strumentali rare ma sublimi, Alban Berg e la sua poetica hanno ingannato molti. Il 5 giugno 1952 il pubblico del Teatro alla Scala decretò per il Wozzeck - in occasione della prima esecuzione scaligera, diretta dal leggendario Dimitri Mitropulos - uno sciagurato e clamoroso insuccesso. Pierre Boulez parlando di Berg (Incidenze attuali di Berg in Note di Apprendistato, Torino, Einaudi, 1968, pag. 207) scrive che "...il suo romanticismo e, occorre dirlo, il suo attaccamento alla tradizione."è proprio ciò che "...noi ammettiamo meno..." e prosegue connotando la musica del compositore viennese come scaturente da una deplorevole attitudine ad attardarsi nelle lusinghe del passato. "In realtà Berg non è che la punta estrema di una linea postwagneriana, nella quale vengono a fondersi in eguale misura l’amabile - in tutto il senso orripilante della parola - valzer viennese e l’enfasi del verismo italiano." (Op. cit. pag. 208). E ancora: "Si sente in Berg uno degli amalgami più eterocliti, dove l’esotismo da bazar ha il suo posto accanto al tango della cantata Il Vino" (Ibidem). Se l’opaca intelligenza musicale del pubblico scaligero presente alla prima del Wozzeck non ha cessato d’essere giustamente stigmatizzata, le opinioni del cartesiano Boulez andrebbero additate a ben altro disprezzo se il loro autore non si fosse riscattato abiurandole. Del compositore viennese Pierre Boulez è ormai, dal tempo della sua conversione, interprete ineguagliabile. Chi meglio di Arnold Schönberg, maestro di Berg a partire dal 1904, potrebbe lumeggiare la fisionomia stilistica di questi Jugendlieder? Ecco le parole con le quali ne parla Schönberg : " Quando Alban Berg venne da me nel 1904 era un giovane molto alto ed estremamente timido. Ma quando vidi le composizioni che mi mostrava - dei Lieder in uno stile tra Hugo Wolf e Brahms - riconobbi subito in lui un autentico talento. Lo accettai quindi come allievo, sebbene a quel tempo non fosse in grado di pagarmi". In una lettera dello stesso Schönberg del 1910, indirizzata a Emil Hertzka (direttore della Universal Edition) e scritta quando Berg era ancora suo allievo il maestro scrive, ricordando le impressioni dei primi incontri avvenuti nel 1904: "...sembrava che la sua fantasia non sapesse creare altro che Lieder, e in questi persino gli accompagnamenti per pianoforte avevano qualcosa dello stile vocale. Nel campo strumentale era del tutto incapace di scrivere una frase o di inventare un tema..." (Citato da P. Petazzi, Alban Berg, Milano, Feltrinelli, 1970, pagg. 13 e 17). Prima di accomiatarci da Berg ecco una suggestiva riflessione di Marcel Beaufils (Le Lied romantique allemand, Parigi, Gallimard, 1956) secondo il quale fra gli enigmi creativi dei grandi compositori (Schubert, Schumann, Wolf) la scelta del microcosmo drammatico rappresentato dal Lied testimonia, forse, un ripiegamento di fronte alla "impuissance opératique". Fra coloro che si sottraggono a questa condizione (Berg e Strauss) lo stesso saggista osserva che i due filoni del Lied e dell’Opera non sono mai esplorati contemporaneamente. (Davide Anzaghi)


 

 
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