PROFILO COMPOSITORI, AUTORI

Fabio Vacchi (1949) vai agli altri compositori

Fabio Vacchi è nato nel 1949. Ha studiato composizione con G. Manzoni e F. Donatoni e successivamente a Tanglewood, dove ha vinto il premio Kusewitzkij di composizione.
Nel 1976 ha vinto il primo premio al concorso   Gaudeamus con Les soupirs de Geneviève , per 11 archi solisti. In seguito i suoi lavori sono stati eseguiti nelle principali stagioni concertistiche e nei maggiori festivals europei. Due concerti   sono stati interamente dedicati a sue musiche   dalla   Biennale di Venezia   nel 1979 e nel 1981. Ha ricevuto commissioni dall'Accademia Filarmonica Romana, per la London Sinfonietta, dalla Biennale di Venezia, per l'orchestra Toscanini di Parma, per il Festival Verdi e per la RAI.
La sua prima opera teatrale Girotondo , in due atti, è stata allestita dal Maggio Musicale Fiorentino nel 1982. Per il teatro Comunale di Bologna ha composto Il viaggio , pure in due atti, rappresentata nel 1990. La station thermale , liberamente tratta da   I bagni d'Abano di Carlo Goldoni, è stata commissionata nel 1993 dall'Opéra de Lyon ed è stata eseguita nel 1995 alla Scala di Milano.

Interludio e recitativo (da Languido nascente) per pianoforte, opera eseguita a Milano alla Palazzina Liberty il 3 novembre 1994
Ho estratto e reinventato, da Languido nascente per pianoforte, il materiale che mi sembrava possibile sfruttare tra i due estremi del recitativo e dell'interludio. Il mio interesse per il suono in movimento, che proviene e si dirige verso dimensioni percettive fisiche e storiche, ha gradualmente investito anche il percorso formale. Il brano, infatti, gioca sull'ambivalenza e sul farsi-disfarsi di zone di maggiore densità, fino al punto massimo rappresentato dall'interludio, e zone di minore intensità, che si assottigliano raggiungendo l'essenzialità espressiva primaria del recitativo. In questo senso il recitativo evoca la parola come "senso", non come significato. Le sfumature coloristiche e le funzioni armoniche che ne derivano, in stretta relazione con la distribuzione dei pesi timbrici nei vari registri del pianoforte, rendono   centrifughe le connessioni strutturali. Il tempo insegue il movimento, e viceversa. Lo spazio armonico si distribuisce percettivamente nel "prima" e nel "dopo" secondo le pulsioni e le rappresentazioni intersoggettive indicate dal pensiero fenomenologico, quello che attualmente più mi interessa, anche nelle sue recentisime conseguenze. Storia e natura si incontrano nel corpo sonoro della materia timbrica pianistica e nel corpo dell'ascoltatore, con la sua conformazione fisiologica e i suoi impulsi di attenzione, ricordo, invenzione. Se il recitativo, dunque, allude ad una tensione extramusicale tradotta in termini esclusivamente sonori, l'interludio definisce una tensione al canto come intervento attivo del pensiero. Uomo e ambiente, fantasia e percezione, funzioni cognitive innate e capacità generative-selettive autonome, confluiscono nell'emozione e nell'impegno del gesto comunicativo. (Fabio Vacchi)

Mignon, (über die Sehnsucht), per soprano e pianoforte; opera eseguita a Milano alla Palazzina Liberty il 16 novembre 1995
Mignon è un personaggio straordinario, affetto da una nostalgia dolce e sfibrata e divorato da una tenerezza raggelante. È il simbolo di una Stimmung particolare, che affligge gli uomini e può essere fonte di grandezza, come già pensava Aristotele, solo se mantenuta entro limiti che non debordino nello strazio e nella sferzante crudeltà del dolore. Mignon è una parte di noi come individui e come società. È quella porzione di carattere e pensiero che confina con la follia anche se può, talvolta, restare al di qua del suo abisso. Il potere, l'accademia linguistica, le astrattezze concettuali di un'avanguardia   positivista temono tutto ciò che bazzica la bellezza, la nostalgia, la follia, la femminilità, la diversità? Per questo, e per sua naturale affinità   con alcuni aspetti della sensibilità creativa, amo particolarmente il personaggio goethiano di Mignon. Tanto da riuscire ad avvicinarlo solo nella trasparenza di un acquerello sonoro lontano da ogni più solida costruttività. Se il tessuto timbrico e melodico deriva da un compatto materiale armonico, c'è un velo di struggimento - e di vertigine - che sbriciola la percezione unitaria nei vocalizzi e nella spirale dei giochi intervallari. La nostalgia per sua natura chiama verso o dal silenzio rivolgendosi a chi non è sordo. Penso infatti a Simon Well quando, nei quaderni, dice che "Ogni essere grida in silenzio per essere letto altrimenti. Non essere sordi a queste grida". Ecco perché il suono è quasi sempre velato e indiretto come eco, ricordo o nostalgia di suono. (Fabio Vacchi)

 

 
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