PROFILO COMPOSITORI, AUTORI

Aleksander Skrjabin (Mosca, 1872 - 1915) vai agli altri compositori

Studio op. 49 n° 4, Studio op. 49 n°1, Studio op. 65 n° 3 per pianoforte: opere eseguite a Milano alla Palazzina Liberty il 10 novembre 1994
Il denaro fu sempre all'origine delle sofferenze fisiche di Skrjabin (a differenza dei suoi tormenti mentali) e rappresentò la spinta per l'incredibile attività dell'estate 1903. Più brani avesse prodotto, più denaro avrebbe guadagnato. Stranamente la quantità non andò a detrimento della qualità di questi numerosi, vari e nuovi capolavori. Tra i quali gli otto Studi op. 42, che rientrano nel gruppo dei migliori "studi di esperienza" (più che "di difficoltà") della letteratura pianistica.
Nato tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, sull'onda dei primi grandi virtuosi del pianoforte, lo "studio" - sotto l'attrazione delle nuove forme romantiche - si era infatti trasformato. Così l'insistenza su uno o più passi tecnici al fine di superare una difficoltà strumentale era ormai divenuta nulla più che un pretesto e designava un genere a carattere virtuosistico coltivato da autori quali Chopin, Schumann, Liszt.
Quale sia il pretesto tecnico che dà vita allo Studio op. 49 n° 4  è evidente: un movimento incessante di terzine che disegnano ampi arpeggi con la mano sinistra mentre la destra modella una melodia "cantabile" il cui "legato" è reso ulteriormente difficoltoso dalla scrittura polifonica e dall'ampia estensione richiesta alla mano.
Situazione che viene in un certo senso invertita nello Studio op. 49 n° 1. Qui è la destra ad arpeggiare in terzine ininterrotte, mentre la sinistra le si oppone ritmicamente e/o si dispiega in ampi intervalli. Il carattere virtuosistico è accresciuto dalla notevole velocità di esecuzione richiesta: presto.
Nell'estate del 1912 Skrjabin andò in Svizzera per riposarsi dalle fatiche dell'intensa   attività concertistica. Aveva girato Olanda e Germania insieme a Willem Mengelberg col Prometeo e aveva dato dodici concerti nel giro di due mesi. Aveva composto anche i tre Studi op. 65   e ne fa riferimento in una cartolina a Sabaneef: "Vi saluto dalle nuvole dello spazio. Qui è meraviglioso ... nessuna musica; solo le mucche fanno dell'arte - con le campane tintinnanti ... Vi informo di qualcosa di ... piuttosto penoso per tutti i di-fensori della fede: un compositore che conoscete ha scritto tre études! In quinte (orrore!), in none (che depravato!) e in settime maggiori (la perdita definitiva dello stato di Grazia!?). Cosa dirà il mondo?". Qui Skrjabin elenca gli studi in un ordine diverso da quello di pubblicazione:è infatti dedicato alle none il n° 1, alle settime maggiori il n° 2, alle quinte infine il n° 3. In quest'ultimo la scrittura costantemente accordale in entrambe le mani - salvo alcuni brevi passaggi per la sinistra - richiede una perfetta padronanza degli spostamenti di posizione della mano su tutta la tastiera. (Fabrizio Dorsi)

5 Preludi op. 74 per pianoforte: opera eseguita a Milano alla Palazzina Liberty il 3 novembre 1994
L'avvicinamento alla musica da parte di Skrjabin avviene attraverso lo studio del pianoforte e la sua carriera, agli inizi, rispecchia quella del pianista-compositore: i calchi formali del valzer, della mazurca, del preludio, dello studio e della sonata, affiancati a quelli più liberi della fantasia e del poema, sono una costante della sua attività compositiva che, per contro, rispecchia una continua evoluzione del linguaggio armonico (che conduce alle complesse aggregazioni presenti nei tardi lavori pianistici) e una sistematica ricerca di una categoria estetica dove l'inquietudine, l'introversione, il misticismo e l'erotismo si compendiano nel concetto peculiarmente skrjabiniano di "estasi".
I 5 Preludi op. 74, scritti nel 1914, sono gli ultimi lavori di Skrjabin: caratteristiche essenziali, inserite in una struttura formale strofica mutuata dalla tradizione ottocentesca, sono un linguaggio armonico che si di-scosta ormai nettamente da quello tonale (il quale viene frantumato in un cromatismo esasperato) per trova-re nuovi poli di attrazione nella presenza ricorrente di taluni intervalli (la quarta eccedente e la seconda ecce-dente in particolare), un tematismo estremamente frammentato che ha come conseguenza il raggiungimen-to del punto culminante nei singoli preludi attraverso l'iterazione di piccole cellule motiviche (ridotte talvolta a semplice nota ribattuta), una accuratissima ricerca timbrica, con il trascolorare da sonorità impalpabili a sonorità aspre e metalliche e la continua indeterminatezza agogica ottenuta attraverso l'uso del "rubato". (Alberto Malazzi)

 

 
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