PROFILO COMPOSITORI, AUTORI |
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Alessandro Melchiorre, nato a Imperia nel
1951, è residente a Milano ove è coordinatore
della sezione musica contemporanea della civica scuola di
musica. Nel 1986 ha vinto il premio Kranichestein dei Ferienkurse
di Darmstadt. Suoi lavori sono stati scelti dallISCM
ad Hong Kong e Città del Messico. Ha insegnato ai Ferienkurse
di Darmstadt e allAcadémie dété
dellIrcam. È docente di storia della musica al
conservatorio di Milano. Ricordi ha pubblicato un CD dedicato
alla sua musica da camera
Stuff, per pianoforte; opera eseguita a Milano alla Palazzina Liberty il 9 novembre 1995
"...Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni...", così Shakespeare nella Tempesta (atto IV, scena I).
Questa sostanza, che Shakespeare appunto chiama stuff (e non matter o substance o material ), mi sembra essere molto affine alla sostanza della musica, l'arte come è noto più immateriale, ma non per questo incapace di costruire forme, di mostrare e rendere percepibili configurazioni sonore.
La forma nella musica è però difficile da afferrare (più difficile che nella pittura, ad esempio) e la ragione è semplice: la musica non si può fermare, non lascia il tempo di riflettere, si deve andare avanti, la sua ragione è fatta di tempo; senza tempo (sulla carta di una partitura...) esiste solo in parte, in parte minima.
È un gioco continuo, come il sogno forse, tra passato e presente e illusione del futuro.
Il brano è diviso in quattro parti, quasi quattro "studi" di carattere differente (fantastico o rigoroso) che si succedono senza soluzione di continuità. (Alessandro Melchiorre)
Fabliaux, per flauto solo; opera eseguita il
13 maggio 1998 alla Palazzina Liberty a Milano
"I Fabliaux costituiscono una serie di pezzi modulari, costruiti
attorno a un brano per flauto solo (Fabliaux I) cui di volta
in volta si aggiungono altri strumenti, sino ad un massimo
di sei. Una frase dei Passages di Benjamin mi ha molto
colpito e mi sembra possa illustrare brillantemente il rapporto
problematico, la tensione tra continuo e discontinuo che toccano
in ogni momento e a tutti i livelli le opere e il pensiero
musicali contemporanei. "Non è che il passato getti
la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato,
ma immagine è ciò in cui quel che è stato
si unisce fulmineamente con l'ora (Jetzt ) in una costellazione.
In altre parole: immagine è la dialettica nell'immobilità.
Poiché mentre la relazione del presente con il passato
è puramente temporale, continua, la relazione tra ciò
che è stato e l'ora è dialettica: non è
un decorso ma un'immagine discontinua, a salti. " Ridefinire
delle tensioni, tra materiale e processo, tra micro e macro-forma
è fondamentale per poter dare alla musica un'energia
affine a quella che scaturiva dalle antiche consonanze e dissonanze.
Benjamin parla dell'immagine ( ma il discorso potrebbe riferirsi
benissimo alla figura musicale ) e sembra suggerire che l'oggetto,
il materiale siano sempre intrisi di tempo e tuttavia rimangano
differenti rispetto al processo, al fluire. La figura musicale
è un cristallo (i cristalli di Deleuze, di Adorno)
attorno a cui il tempo si rapprende e in questo modo si rende
percepibile." (A.M.)
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