PROFILO COMPOSITORI, AUTORI |
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Göyrgy Ligeti:
compositore ungherese naturalizzato austriaco: la sua famiglia
(ebrei ungheresi di lingua tedesca) si trasferisce presto
a Cluj, dove Ligeti cresce. Dal 1941 al 1943 vi frequenta
il locale conservatorio. Nel 1945 si trasferisce a Budapest
e continua la sua formazione, nella quale conta il rapporto
con in due compositori "nazionali" Kodaly e Bartok. Minore
l'influsso, all'inizio, della Scuola di Vienna. Solo nel 1955
riceverà da Londra le musiche dei tre viennesi che
gli stimoleranno una breve stagione dodecafonica. Le sue prime
composizioni sono suggestionate ampiamente dalla musica nazionale
ungherese. Dopo aver insegnato armonia, contrappunto e analisi
formale dal 1950 al 1956 all'Accademia di Budapest, Ligeti
abbandona l'Ungheria in opposizione al regime successivo alla
rivoluzione del '56. Si trasferisce a Vienna, ma lavora anche
a Colonia presso lo studio di fonologia del "Westdeutsche
Rundfunk", e tiene seminari a Darmstadt e in Svezia. E' di
questo periodo (1958) lo scritto Metamorfosi della forma
musicale, che contiene un'analisi critica di alcuni aspetti
del linguaggio seriale tipici della musica dei primi anni
'50. Coerentemente a quest'analisi, Ligeti crea alcune tra
le sue composizioni maggiori per orchestra (Apparitions
del 1959, Atmosphères del 1961, Lontano
del 1967), che lo fanno conoscere in tutto il mondo. In esse
(soprattutto la seconda e la terza) Ligeti giunge a una sorta
di esperimento di immobilità sonora con una scrittura
basata su fasce di suoni disposti per intervalli di semitono
lentamente cangianti. Il concetto di "micropolifonia" ritorna
in parecchie delle sue composizioni pi?importanti (San
Francisco Polyphony per orchestra, Requiem del
1963-65). Dal 1967 Ligeti è cittadino austriaco e dal
1973 insegna composizione alla Hochschule di Amburgo. Negli
anni pi?recenti Ligeti è riconosciuto come uno degli
autori fondamentali della seconda metà del secolo.
Tra i suoi lavori ricordiamo inoltre: Volumina (1961-62)
per organo, Aventures (1962) e Nouvelles aventures
(1965) per voci e strumenti (realizzato anche in forma di
teatro da camera), l'opera Le grand macabre (1978),
il Concerto per cello, il II Quartetto per archi
(1968) e il Kammerkonzert per tredici strumentisti
(69-70) che segnano una svolta nella scrittura ligetiana,
Melodien per orchestra, il Trio per violino,
corno e piano, l'opera La Tempesta. Negli anni pi?
recenti, le serie di Studi per pianoforte, di difficoltà
trascendentale, hanno rinnovato la scrittura di questo strumento.
3 Klavierstücke (1976)
Le uniche composizioni pianistiche note di Ligeti
sono successive al 1956, anno del definitivo trasferimento
dall'Ungheria in Occidente (Vienna); quelle precedenti, delle
quali sono noti solo alcuni titoli (Invenzione, Capricci,
ecc.), fanno parte di un ampio catalogo sul quale sinora il
musicista non ha voluto sollevare il velo dell'oblio. Nel
catalogo ufficiale fanno dunque parte, oltre agli Studi
per pianoforte solo (1985), un paio di raccolte per due
pianoforti, ambedue del 1976: 3 Objecte e 3 KlavierstŸcke.
Dedicati ad Alfons ed Aloys Kontarsky, questi ultimi presentano
una scrittura pianistica abbastanza tradizionale dal punto
di vista tecnico (ad eccezione del secondo) ed esplorano tanto
il timbro omogeneo dei due strumenti quanto la possibilità
di dare vita ad una polimetria complessa in virtù dellindipendenza
reciproca dei due esecutori" (Ligeti). Il primo, Monument,
ricorda Structures I di Pierre Boulez (1952) per il
suo crescente addensamento ritmico, al quale la differenziazione
delle dinamiche (dal fortissimo al pianissimo) conferisce
unillusione spaziale che riveste il brano di un
carattere statuario, immobile, dal quale discende il titolo".
La definizione esatta del secondo brano è Autoritratto
con Reich, Riley e Chopin in secondo piano. Il riferimento
ai due esponenti del cosiddetto Minimalismo va inteso in senso
ironico, di combinazione tra la tecnica della ripetitività
propria di quella tendenza affermatasi negli USA verso gli
anni '60, e la continua, sottile trasformazione dei piani
sonori ottenuta con una de-sincronizzazione tra le due mani.
Il nome di Chopin è legato alla parte conclusiva del
brano, dove i due strumenti si ritrovano in un Presto all'unisono
prelevato dal finale della Sonata n. 2 (1840). La denominazione
di "Bewegung" (lett. "movimento, moto") va messa in
relazione specularmente opposta a quella del brano d'apertura:
partendo da un denso aggregato polifonico dal quale emergono
suoni isolati, i due pianoforti si allontanano progressivamente
attraverso una disposizione sempre più lontana dei
registri sonori, sino a che una sorta di passaggio corale
interrompe il processo.
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