PROFILO COMPOSITORI, AUTORI |
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Sonata per clarinetto e pianoforte (1939) Teatro
Litta, 15 novembre 1998
La Sonata appartiene ad un periodo di intensa attività
cameristica di Hindemith. LÕimpianto formale - Allegro, Scherzo,
Adagio, Finale - e il gusto per una marcata varietà
espressiva sono di palese derivazione classica. Allandamento
vigoroso del I tempo segue quello spensierato del II; il III
è marcato da una delicata malinconia (Fa minore) e
sullultimo si stende quasi un velo di nostalgia.
Sonata per due pianoforti (1942) Teatro Litta,
31 maggio 1999
Molto più significativa della Sonata a quattro mani
del 1938, questa Sonata è contemporanea a quel Ludus
tonalis con il quale condivide la nascita in terra americana
- dal 1940 al 1953. Hindemith ha insegnato composizione all'Università
di Yale - e la maestria polifonica. Quest'ultima interessa,
di fatto, tutta la struttura, disposta in tre grandi sezioni
al centro della quale si leva un Canone dalle proporzioni
grandiose; a loro volta, le due parti estreme hanno un'articolazione
interna speculare. Ad una distribuzione del peso formale così
equilibrato corrisponde, per altro, uno sbilanciamento di
quello espressivo-tematico, nel senso che da quest'ultimo
punto di vista il cuore nevralgico di tutta la Sonata è
spostato in avanti. Questa si apre con un Glockenspiel dall'andamento
lento, le cui sonorità stilizzate fanno perno su un
ostinato di tre note (Si-Re-Mi) che prepara con grande effetto
l'Allegro successivo, dalla scrittura polifonica molto serrata,
quasi orchestrale. Segue il Canone del quale si parlava in
apertura, costruito su un'ampia melodia affidata al 1°
pianoforte, al quale il 2° risponde, unottava sotto,
ad una battuta di distanza; il processo imitativo così
avviato prosegue per tutta la sezione sino a quando, sul finire,
si ripresentano alcuni motivi del Glockenspiel. Anche la terza
ed ultima parte di questa monumentale pagina si apre con un
tempo lento, marcato Recitativo, che rappresenta il punto
vitale di tutta la Sonata e per la quale Hindemith si è
rifatto al poema inglese del XIV secolo This world's joy il
cui testo fa riferimento alla caducità di questo mondo.
Al 1° pianoforte è assegnata la pensosa parafrasi
musicale di questo concetto, al quale il 2° aggiunge più
avanti rintocchi quasi di campane, che richiamano - ancora
una volta - le sonorità del Glockenspiel. Segue, senza
interruzione, la Fuga finale (doppia a quattro voci), forse
la più imponente di Hindemith .(Ettore Napoli)
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