PROFILO OPERE

Gérard Grisey (1946-1998)


Gérard Grisey ha compiuto gli studi musicali a Trossingen in Germania (1963/65) e in seguito al conservatorio di Parigi dove dal 1968 al 1972 ha frequentato i corsi di Messiaen. Contemporaneamente ha studiato con Dutilleux e seguito i seminari di Stockhausen, Ligeti e Xenakis a Darmstadt. Si è accostato poi allo studio dell'elettroacustica e dell'acustica. Vincitore della borsa di studio di Villa Medici, a Roma dal 1972 al 1974, nel 1980 ha frequentato l'IRCAM, dove ha tenuto numerosi seminari, così come a Darmstadt, Milano e in Università americane. Dopo aver insegnato all'Università di Berkley, dal 1986 fu docente di composizione al conservatorio di Parigi. Scompare prematuramente all'età di 52 anni.

Talea, ovvero la macchina e le erbacce (per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello): opera eseguitas a Milano alla Palòazzina Lliberty il 19 ottobre 1995
"Talea", in latino significa innesto. Nella musica medioevale questo termine designa una struttura ritmica ripetuta sulla quale si innesta una configurazione di altezze anch'esse ripetute, coincidente o no con quella struttura ritmica, e che si chiama "color". Nel XX secolo ritroviamo questa dissociazione tra altezze e durate. L'idea di innesto del gesto iniziale, la messa in fase e fuori fase delle differenti strutture ritmiche, come pure la struttura in due parti - la seconda delle quali potrebbe agevolmente intitolarsi "color" - mi hanno suggerito il titolo di questo quintetto.
In Talea affronto due aspetti del discorso musicale da cui le mie ricerche sulla sintesi strumentale, sulla microfonia e sulle trasformazioni adiacenti mi avevano allontanato, cioè la rapidità e il contrasto. Talea si compone di due parti concatenate senza soluzione di continuità che enunciano due aspetti o più esattamente, due angolazioni uditive di un unico fenomeno. Così, questo gesto unico (veloce, fortissimo, ascendente; lento, pianissimo, discendente)   è espresso nella prima parte per mezzo   di durate medie e a poco a poco eroso sino al livellamento dei contrasti. Nella seconda parte esprime la grande forma e la successione delle sequenze. Esso è polifonico nella prima parte e omofonico nella seconda. Dal punto di vista della percezione, la prima parte mi appare come un processo implacabile, una vera macchina per costruire la libertà che emergerà nella seconda parte. In effetti il procedere di quest'ultima è lacerato da comparse più o meno irrazionali, sorta di richiami della prima parte che   a poco a poco si colorano del nuovo contesto sino a diventare irriconoscibili. Questi fiori selvatici, queste erbacce, spinte negli interstizi della macchina, crescono d'importanza e poi debordano sino a dare alle sezioni nelle quali si sono insinuate come parassiti una colorazione tutt'affatto inattesa. (G. Grisey)


 

 
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