PROFILO OPERE

Ivan Fedele (1953)


Ivan Fedele, nato a Lecce nel 1953, ha compiuto gli studi musicali e umanistici presso il Conservatorio G.Verdi e la facoltà di filosofia dell'Università Statale di Milano. Ha studiato pianoforte con B. Canino e I. Deckers, armonia e contrappunto con R. Dionisi e composizione con A. Corghi. Ha seguito inoltre la scuola di Perfezionamento di Composizione all'Accademia di S. Cecilia a Roma.
Nel 1981 si è affermato all'Internationale Gaudeamus Muziekweek con Chiari per orchestra da camera e il I° Quartetto d'archi. La sua prima opera di teatro musicale da camera Oltre narciso è stata rappresentata alla Piccola Scala di Milano nel 1982; la seconda, Ipermnestra, è stata allestita alla Sala Polivalente di Ferrara per Aterforum '84. Nel 1989 ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale G. Petrassi con Epos per orchestra sinfonica.
Ha ricevuto importanti commissioni tra cui quelle dell'Ensemble InterContemporain (Duo en Resonance per due corni concertanti e ensemble), Radio France (Concerto per pianoforte e orchestra), l'IRCAM (Richiamo per ottoni, percussioni e elettronica), l'Orchestre Nationale de Lyon (Coram per soli, coro e orchestra).
È uscito un CD monografico Stradivarius in coproduzione con l'Orchestra Philarmonique de Radio France diretta da Luca Pfaff, in cui sono incisi il Concerto per pf. e orchestra (solista B. Canino), Epos e Chiari.

Etudes Boréales, per pianoforte (1990): opera eseguita a MIlano alla Palazzina Liberty il 10 novembre 1994
Sono cinque brevi composizioni che hanno come principale oggetto di approfondimento la "risonanza" intesa non solo come fenomeno acustico, ma anche come paradigma dell'affermazione di identità di un evento sonoro (fondamento di ogni principio polifonico-imitativo) e il timbro ("boréales" in quanto si privilegiano i colori di luminosità nitida, tersa, radente).
In particolare, il primo è uno studio di accordi che si ordinano nel tempo secondo principi di densità-rarefazione degli agglomerati e di opposizione estrema dei registri nonché dei tocchi.
Il secondo studio è una metafora dell'imitazione nella forma di una invenzione a due voci in chiaro-scuro, in cui ogni parte, a turno, segue l'altra come un'ombra che deforma i contorni del soggetto in movimento a seconda della natura delle superfici sulle quali essa si staglia.
Il terzo è uno studio sullo staccato-ribattuto in cui brevi figurazioni (che utilizzano soltanto le note do e re bemolle) si accendono repentinamente per tutta l'estensione dello strumento. Una breve parte centrale, prevalentemente omoritmica, accentua per contrasto, con la sua immobilità, il carattere "fugitive" del pezzo.
Il quarto è uno studio minimalista sull'interazione tra suono prodotto con l'uso delle dita che sfiorano la cordiera (per produrre il V armonico della fondamentale) e suono prodotto normalmente: in un gioco di echi e battimenti si sviluppa una forma a specchio.
Il quinto è uno studio d'agilità prima, di risonanza poi. Gruppi di note arpeggiate, intervallati da ampie co-rone, rilasciano all'ascolto un contrappunto di accenti. Attraverso una diminuzione discontinua dei valori ritmici si passa da una prima parte "elettrica" ad un carillon lontano che si arresta in pochi, isolati fram-menti di suono che cercano, in un bicinium finale, estremamente rarefatto, un ultimo tentativo di sintesi. (Ivan Fedele)

 

 
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