POESIA CHIAMA MUSICA  
                   
                    
                  Carlo Molinaro  
                    
                  Le mattine in casa 
                  Le mattine in casa con la lavatrice che gira 
sempre lo stesso ritmo il rondó del cestello 
le mani screpolate l’anima che va via 
per le giornate uguali come l’acqua nel lavello 
per le giornate uguali dove cresce quella nostalgia 
che più che del passato è di ciò che non è stato. 
                  E tu fingi che stai bene e che è il mondo che è malato 
                    e tu fingi che stai bene e sono io che ti ho tradita 
                    e non sai nemmeno tu cosa nascondi dietro un dito 
                    forse un sogno troppo stretto anche per essere sognato 
                    forse un cielo che non merita di essere toccato. 
                  Le mattine in casa con la luce sgarbata 
                    che si rovescia dentro così sciocca e prepotente 
                    che violenta la notte senza averla illuminata 
                    come fanno certi uomini a non capire niente 
                    la notte che ritorna ma non è mai cominciata. 
                  E pensare che volevo adesso prenderti e portarti 
                    negli odori delle ombre che si sporgono sul fiume 
                    dove un bagliore incrocia una voce o solo un pensiero 
                    e se si accende un fuoco è anche poco ma è vero 
                    e quando apro le braccia ci sta dentro il mondo intero 
                    e dentro il mondo intero c’è lo spazio per amarci 
                    e dentro il mondo intero c’è lo spazio per amarci. 
                  Le mattine in casa con la lavatrice che gira 
                    sempre lo stesso ritmo il rondó del cestello 
                    perdonami se non sono abbastanza un imbecille 
                    da cantare con te sempre lo stesso ritornello 
                    per le giornate uguali come l’acqua nel lavello 
                    ho slegato la mia anima ed è volata via 
                    con il volo della pioggia che riporta le stagioni 
                    che ricama sulle gemme la speranza quando è acerba 
                    e che muore nella terra perché ci germogli l’erba 
                    e sarà polvere secca al ricadere dell’estate 
                    e sarà polvere secca che puoi solo calpestare 
                    ma se il vento ne fa un vortice la rivedrai danzare 
                    in un vortice di vento tu la rivedrai danzare. 
  (Torino, 2 febbraio 1998) 
                   
                 
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