Il Melologo

NEODISCANTO


Melologo per voce recitante, pianoforte e percussioni
testo di Sergio Miceli
musica di Ennio Morricone

Per Te:

Profonde isotopìe:
            Penso, ricordo, scrivo,
            m'adombro e mi rifletto
            m'esalto e mi dibatto
            in amare memorie
Epitrocasmi attoniti:
            Mille telefonate
            Sei messaggi via web
            tre video di concerti
            due tappi di spumante
            (con monete incastrate)  
            una penna:
            questo di te mi resta
Antìfrasi scontate:
            Quanto mi sei vicina!...
Ed anfibologie:
            Evocando col suono
            la siringa del dio Pan
            con quella tu m'inietti
            un'ardente cicuta, senza sbocchi
Concatenate diàfore:
            Pensavi che volessi farti male?
            Pensavi male
            Volevo solo farti
Ipotiposi sconce:
           
E non trovando tenerezza un segno,
            come toro alla monta
            che suda, soffia e schiuma
            legarti stretti i dolci polsi al letto
            devastarti ogni veste
            azzannarti alla cieca
Ardite antimetàtesi:
            Capirti per averti
            o averti per capirti?
Anàclasi allusive:
            E se ti penso ha un senso
            l'esser schiavi dei sensi    
Enjambements smaccati,
perfino sedicenti:
            Ma sì, te lo confesso:
            mi turbarono quelle accavallate
            cosce, nella semplicità d'un gesto
            per te senza malizia
E con similitudini allusive:   
            Piena nel fianchi e tesa          
            come bolina al vento
Intercalate ad asso/consonanze
col sovrappiù dell'anagramma
e della vanitosa omofonia:
            Fu il nostro un talamo malato
            d'ansia, d'aridità, di muti orgasmi?
Non senza pathòs
grazie all'epìfora:

            T'ho dato tutto e non m'hai dato niente
            e questo macerarsi
            nel niente che m'hai dato
            è il mio tutto presente.  
            Eppure t'amo. E non m'hai dato niente
Con paronomasie
distinte (non so come)
dalle allitterazioni:  

            Sta un Ostinato in te, seppure stona
Con qualche reticenza:
            Hai voluto che in fondo ti svelassi
            la tua fragilità, quel tuo timore.
            Lo riconosci, ma...   
            Poi tutto si riassorbe nel silenzio
Fino alla metononimìa
che s'appoggia all'ossimoro:
            Feriscono i tuoi lumi
            poiché ridendo, piangi
Talvolta con l'iperbole
            Felina taciturna promettente  
            l'amplesso degli amplessi...
            Quasi un'Apocalisse
            se solo lo volessi
Oppure con l'enàllage
in coppia con l'ipàllage:
            Fredda, superba, m'hai colpito
            con ogni mezzo. Però
            niente mi strazia quanto immaginare
            l'esaltante del cul spacco abissale
Ma senza troppe apòcopi
(inver stucchevoli)
E senza alcuna pròtesi
(neppure per.. isbaglio)

 



 

 
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