PROFILO OPERE

Musiche per fisarmonica da concerto

 

 


Musiche eseguite Sabato 11 settembre 2004 nello Spazio verde della Fondazione Calderara, Vacciago di Ameno (No)

 

Dei rituali concerti che la Fondazione Calderara (in collaborazione con Novurgìa) presenta ogni anno quello del 2004 è additabile come "concerto dei compositori del Conservatorio G. Verdi di Milano". Se si eccettuano i nomi di Cesa, avellinese, e Olczak, ceco, gli altri compositori presenti nel programma sono tutti legati al Conservatorio milanese. Anzaghi, Maggi Rimoldi e Solbiati sono attualmente docenti di composizione nell'Istituto milanese. Bettinelli lo fu per molti decenni. Gemmo è una compositrice recentemente sbocciata nelle aule dell'Istituto citato. Si può dunque parlare di autori appartenenti ad una "Scuola di Milano", radicata nel Conservatorio omonimo?

Credo che il quesito abbia fondamento. Due figure divergenti operarono a metà del Novecento nel massimo Istituto musicale di Milano: Franco Donatoni e Bruno Bettinelli. Donatoni si votò alla Nuova Musica con immoderato slancio. Delle neoavanguardie musicali degli anni Cinquanta fu strenuo e radicale propugnatore. Sensibile alle novità linguistiche di quegli anni, Bruno Bettinelli le accolse però con il filtro della "moderazione", una parola che nella poetica come nella politica ha segnificative ambivalenze. Ai due Maestri citati alludono gli autori milanesi ospitati nel programma? Nessuno di essi vorrebbe essere percepito come attardato in datati avanguardismi. Tutti appaiono affrancati da una "moderazione" la quale non avrebbe più ragione d'essere in assenza di alcun radicalismo nuovo al quale opporsi. I compositori "milanesi" dell'odierno programma rieccheggiano forse l'arroventata contrapposizione di quella irripetibile stagione riproponendone una composta sintesi? Li assedia forse il rischio dell'accademismo dal quale paiono emancipati in virtù della consapevolezza che l'"accademia" sciupa ciò che vorrebbe celebrare?

Qualche parola sulle singole opere.

D'ance di D. Anzaghi fu opera commissionata dall'Amministrazione Comunale di Castelfidardo, come brano d'obbligo per la sezione "Concertisti" dell'edizione 1996 del Premio Internazionale "Città di Castelfidardo". Si articola in due brevi movimenti. Il primo è elegiaco. Il secondo mosso e basato sullo slittamento di una stessa sequenza di note, dove la successiva sopprime la prima nota della precedente, mettendo in coda ciò che non è più in capo.

Improvviso di B. Bettinelli è dedicato a Eugenia Marini, instancabile promotrice delle sorti concertistiche della fisarmonica.

M. Cesa fa precedere la sua Leggenda da parole che sembrano mutuate da una sceneggiatura felliniana: "Io mi ricordo / tu pure ricorderai / l'umbratile quercia / l'aia con sacchi di granturco / il vecchio suonatore di organetto / di stazza trimalcionica e movenze di satiro. / Sollazzava astanti vocianti e ciarlieri / che danzavano... Anche noi danzammo e destammo scalpore. / Bacco, tabacco...etc...etc... / Il vecchio era felice. / Anch'io, anzi, anche noi eravamo felici" .

Di TH'ARSIS F. Gemmo scrive: "Che cosa rimane all'esploratrice che si dibatte nel rimpianto di un tempo antico di caravelle e velieri e carovane nel deserto? Immaginare, almeno per ora, di camminare nel silenzio di Tharsis, quell'altopiano su Marte che già qualcuno prima di lei, solo vedendolo da lontano, ha così chiamato. Il destino ha voluto che l'esploratrice fosse anche compositrice e che, suggestionata dai suoni delle parole, ami scomporle ed ispirarsi ad esse ( Arsi in musica è il tempo debole, detto anche "levare", che si contrappone a Tesi , tempo forte o "battere")".

Del suo Gesto D. Maggi ci comunica: "Una figura ciclica, con ostinazione e caparbietà ripetuta, a scavarne - per così dire - il destino, a definirne i confini tra stabilità e mutevolezza, ad esaminarne le potenzialità linguistiche (collegamento, spostamento brusco o graduale verso figure simili o dissimili) e, all'interno di queste potenzialità e per mezzo di esse, le capacità espressive (perché di questo, alla fine, si tratta): ecco la trama fondamentale di Gesto. Della fisarmonica mi attrae la duttilità, la capacità di passare da trame esilissime a tessuti di corposità quasi organistica (ma con quel "di più" di vita ritmica che le è consentito dalla tecnica del mantice), e poi - su di un piano più metaforico - la sua "ambiguità": quella specie di alone popolare, quel fantasma di tango argentino che si trascina dietro, pur nel formarsi di una tradizione "colta" di tutto rispetto: una specie di à rebours rispetto a quanto accaduto alla tromba quando il jazz se ne impadronì agli inizi del Novecento".

P. Rimoldi: "Il brano è una sorta di "divertimento" in fa#, o, meglio, "sul" fa# ( fis in notazione tedesca, come l'inizio della parola fisarmonica ). La nota fa# funge da suono generatore e perno per figure e agglomerati armonici; ripetuta e trasposta nei diversi registri dello strumento, assume un carattere quasi ossessivo ( fis /sazione?...), che colora il brano di una sfumatura tragica".

A. Solbiati scrive: " Dedica è stato terminato il 13 maggio 2004, giorno dell'ottantesimo compleanno di mio padre, ed è a lui dedicato. Amo la fisarmonica: il suo essere metà tastiera e metà strumento a fiato, quella disposizione delle altezze che le dona estensioni impensabili, le sue gamme dinamiche e le sue possibilità articolative, molte delle quali ancora inesplorate, la rendono strumento dalle splendide prospettive. Ma è soprattutto il suo suono ad avermi affascinato, in questo mio breve brano, il suono della memoria e della nostalgia, particolarmente adatto al titolo. Non descriverò il mio brano. Dirò solo che, attraverso brandelli di melodie riverberate e imitate, e accordi collegati "a corale", ho cercato di dar vita a un piccolo pezzo " che viene da lontano". (Davide Anzaghi)

 

 

 

 


 
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