Il nuovo evento letterario e musicale
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L’AMOR/ROSA
Il bocciolo di rosa:
Ho paura! La notte è fredda e buia, il vento mi investe e io non posso fuggire dal mio stelo.
Il vento:
Caro bocciolino rosa, chiudi la tua piccola bocca impudica, o attraverso quell'impudico orifizio rosa io entrerò e ti colmerò di me fino a farti scoppiare come un palloncino.
Lo spirito della notte:
Silenzio, vento. Quel fiore è mio. Me lo voglio appuntare sul mantello lungo la mia strada verso il cimitero. Mi rallegrerà più di un fuoco fatuo o di una stella cadente, e sicuramente più di un corvo morto.
Eccolo fra le mie dita, preso in una tela che lo avvolge sempre più fittamente.
La pioggia:
Oh piccolino, come ti hanno tutti strapazzato. Lascia che ti curi, senti come sono fresche le mie dita? I miei baci umidi ti ridaranno vita. Ti picchietto, ti accarezzo, ti massaggio. Più in fretta più in fretta più in fretta. Ma perché pieghi la testa così? Forse non ti amo abbastanza? Vuoi che ti ami di più? Di più? Di più?
L'alba:
Poverino! E' morto! Non c'è più nulla da fare per lui. Era così giovane! Non ha sopportato la vita! Le vecchie rose non hanno avuto tempo di istruirlo. O forse erano troppo intente a farsi un peeling per cercare di ritrovare la loro giovinezza. Una rosa è raramente una buona madre. Però, non si può dire.
Ma lui, povero bocciolino, non ha avuto fede. Non ha creduto che sarei venuta, puntuale, stamattina.. Ma lui non lo sapeva, era il suo primo giorno.
L'uccello:
Sì, è vero. Ma la notte è lunga e c'è un momento in cui il buio non finisce mai. Io metto la testa sotto l'ala e non lo vedo. Ma un bocciolo di rosa per quanto sia chiuso è costretto sempre a guardare. La notte sta ritta sopra la sua testa e gli entra dentro dappertutto. Se non hai riparo la notte ti invade.
L'alba:
E adesso? Faremo il funerale a questo piccolo bocciolo? Tu canterai una canzone. Forse la sentirà.
L'uccello:
Ma ormai, a che cosa gli servirà? E se dovesse sentire, si rattristerà.
L'alba:
Allora lo bruceremo nel sole, su una minuscola pira d'erba. Su, aiutami ad accendere il fuoco, mi serve la lente di una goccia di rugiada .
Il sole:
Un momento. Questo bocciolo è mio. Lo seccherò, ne farò un coriandolo e sarà lanciato in aria, fra cielo e terra, nel gran carnevale dell'estate.
La terra:
E io che ti posso offrire piccolino? Vermi, mosche, lucertole, millepiedi, rospi? Tutti mi strisciano addosso, irritano la mia vecchia pelle.
Vieni qui, ti infilerò dietro una delle mie orecchie d'asino,
o farò di te un infuso che conservi il profumo di centinaia di migliaia di rose, fino alla più lontana, quella di cui ho perduto memoria. La madre di tutte le rose.
Il bocciolo: viene portato in scena su una foglia a guisa di barella da una processione di insetti che fanno vibrare le loro infinite zampe antenne elitre con un ritmo jazz cui si mescolano vibrazioni cosmiche.
L'uccello, volando raso terra:
Silenzio! Che cosa mi dovrebbe impedire di divorarvi? Ma aspetterò che la cerimonia sia finita, per rispettare l'illusione.
Il fantasma del bocciolo (si solleva per un attimo dalla foglia):
Vedo centinaia di migliaia di rose. Tutte le rose si ritrovano qui! Tutte le rose non nate! Tutte le rose fiorite! Tutte le rose strappate! E anche le rose che non hanno avuto il tempo e la forza di fiorire, come me! Oh quante, quante! La mia testa è pesante. E' questa la morte? Che dolcezza, che struggimento, che sofferenza acuta! Ah sono spossato!
L'angelo delle rose:
Su, riposati, abbandonati a questo sonno rosa. La tua storia è finita, ma forse un giorno di nuovo da questo oceano sospeso cadrai come una goccia rosa e pur non ricordando nulla del freddo, della notte, del vento, della pioggia, dell'uccello e dell'alba, saprai già tutto questo senza saperlo, e allora avrai la forza di diventare una rosa e fiorirai. Allora partorirai da te la luce, finchè irraggeranno tutto intorno minuscole vibrazioni gialle. Tutta la gloria del cielo sarà nella fioritura di quella rosa, come fosse non una fra migliaia di rose, ma l'unica rosa, la prima rosa, la perfetta rosa.
E alla fine, della rosa interamente fiorita e interamente consumata resterà in cima allo stelo una piccola stella in forma di croce che attraverserà l'inverno.
Donatella Bisutti è nata a Milano e vive tra l'Italia, la Francia e il Portogallo. Nel 1992 ha pubblicato il saggio
La Poesia salva la vita (Oscar Mondadori1998). Per Feltrinelli Kids è uscita nel 2002 la sua guida alla poesia per i ragazzi
L'Albero delle Parole. Ha tradotto Edmond Jabes,
La memoria e la mano (Lo Specchio Mondadori 1992) e Bernard Noel
La caduta dei tempi (Guanda 1997) e
Estratti del corpo (Lo Specchio Mondadori 2002). Di narrativa ha pubblicato il romanzo
Voglio avere gli occhi azzurri (Bompiani 1997) Fra le sue raccolte di poesia ricordiamo
Inganno Ottico (premio Montale per l'Inedito 1984) , tradotto in Francia da Bernard Noel con il titolo
Le Leurre Optique,
Penetrali, Violenza, Piccolo Bestiario Fantastico e il recente poema
Colui che viene (Interlinea 2005), più volte rappresentato in forma di oratorio e tradotto in Belgio con il titolo
Hij Die Komt, da cui è in preparazione un'opera del musicista francese Gilbert Trem. In Francia è uscita la raccolta bilingue
La nuit dans sa cloture de sang, in Spagna l'antologia
La vibraciòn de las cosas, è di prossima uscita negli Stati Uniti l'antologia
The Game. Vari suoi testi sono pubblicati in riviste e antologie arabe. Si sono occupati di suoi testi i compositori Carlo Landini (
Ballata della nascita e della morte), Giuliano Zosi (Frammenti da
Violenza ), Sonia Bo
(Lezione di poesia). E' stata presidente dell'
Association Européenne pour la la diffusion de la Poésie a Bruxelles. Dirige la collana di poesia autografata
A Mano Libera per le edizioni
Archivi del '900 . Redige per la rivista
Poesia ed.Crocetti la rubrica
La Poesia Italiana all'Estero. E' nel direttivo del
Comitato Lettori Italiani. Tiene corsi di scrittura creativa e laboratori nelle scuole.