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Il nuovo evento letterario e musicale


Sebastiano Aglieco


Perché muoiono i bambini
Perché nei tuoi occhi io devo
contemplare questa pazienza?
Moriamo tutti nel tempo
moriamo a noi stessi.
Chiedete, poeti, la parola aperta
al mondo e io ubbidisco, la espongo
alla sua indifferenza.
Ma muoiono le parole come i gesti
bellissimi che ci portano alla
sera, gli sguardi degli angeli
posati nel tramonto.
Noi possiamo solo mangiare questo pane
bere, semplicemente, questo vino
quando ci sorpasserà ogni cosa
e vedremo il segno alto delle nuvole
scomposte, il mondo ritornato
alla sua disgregazione.
Prendete la voce  in contumacia e
allontanatela dalla fonte malata
del mondo, sapremo ridere di
questo diluvio, saremo di nuovo
prima del giudizio.


Perché muoiono le bestie come i bambini?
Perché moriamo in loro?
E’ per la legge di un dio, nel peso del suo
passo sulle cose?
Perché non distinguiamo le parole?
Perché questa pietà o questa legge
non ci salvano?
Perché non vi date pace, fratelli
se non proclamate il sacrificio?
Perché moriamo nei fiori
nella luce del giorno necessario?
Così esco alla luce per sottrarmi alle
ombre, dove scrivo.

Questa sarà la resa, il tempo:
la distruzione di ogni stile
la luce frontale che ci brucerà tutti.


Chiedo questa resa definitiva:
cadere nel mondo, nel rischio dell’offesa
o del perdono, nell’indifferenza del mondo.
Restituire la parola alla musa, alla
sua bocca assetata nei secoli.
Contempo la voce nelle cose
nel giudizio del sangue
nella voce della belva che abita il mondo.

Questo si deve alla Splendente:
qualcosa di noi, la distruzione di una parte
un obolo di sangue.


Perché chiedo a te il segreto che
solo il padre conosce?
C’è il tempo tra me e lui
questo vaso sigillato che
custodisce la misura
l’ordine di tutte le mani.
Ma io chiedo la bocca serrata
gli occhi spalancati
le parole scoperchiate, sanguinanti.
Nude le parole, col vestito della fonte
battesimale, perché siamo giudicati
nel teatro, davanti a tutti.

Dio che custodisci questo
mistero nel tempo della Storia
nell’immagine del tuo corpo divorato
ora, puoi rinascere ancora
all’ordine, alla parola.


Per strada si fermano i bambini
chiedono l’obolo per passare, per
giungere incolumi alla sera.
Cantano i padri e i figli con le
fisarmoniche, la canzone della strada e
del tramonto, gli occhi ridotti alla corsa
violenta del mondo.

Io cosa posso fare?
Come posso, io, moltiplicare il pane per tutti?
Il sangue mi dice di guardare
di dare l’obolo e farli passare
ma non basta.
Compito è questo abbassarsi delle mani
guardare negli occhi per essere autorizzati
dopo potremo dire ciò che resta
della pazienza del mondo.


Sebastiano Aglieco è nato a Sortino (SR), il 29 gennaio 1961. E’ maestro di scuola elementare e insegna a Milano
Ha pubblicato diversi libri di poesia. Gli ultimo due titoli sono: GIORNATA, Niebo -  La vita felice 2003, con una presentazione di Milo De Angelis, premio Montale Europa 2004: DOLORE DELLA CASA, Il ponte del sale 2006.
Testi e recensioni sono apparsi in riviste e pubblicazioni collettive. Si occupa di critica sul blog Radici delle isole: radicidelleisole.wordpress.com
E’ redattore della rivista LA MOSCA di Milano.
Si occupa di teatreducazione. Ha fondato con un gruppo di amici l’A.ITE associazione italiana di teatreducazione, per la quale ha contribuito all’organizzazione di  diverse iniziative (spettacoli, corsi, eventi). Suoi materiali sono consultabili sul sito: http://www.teatreducazione.it/
 

 
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